Basket e Psicologia: penso dunque vinco.

Il basket è, prima di tutto, una sfida tra due intelligenze, due personalità, a volte due visioni del mondo: un duello mentale.
In questo duello mentale ogni squadra cerca di imporre la propria volontà all’avversario, obbligandolo a confrontarsi con il proprio piano di gioco.

Per questo il basket richiede una intensa attività decisionale e coinvolge in maniera fondamentale processi mentali come la memoria, la capacità di visualizzazione e di rappresentazione, l’intuizione creativa, l’expertise, cioè la capacità di trasformare l’esperienza in apprendimento.

Ad aumentare il livello di difficoltà di questo duello mentale, intervengono i tempi velocissimi e il costante stress fisico.
Così, oltre a richiedere una intensa attività decisionale, il basket richiede che questa attività decisionale si svolga in tempi molto rapidi e senza lasciarsi distrarre dalla pressione fisica. Il tempo decisionale a disposizione, infatti, è spesso infinitesimale. E la distrazione è sempre dietro l’angolo.

Per decidere rapidamente i giocatori ricorrono, in genere, alle cosiddette euristiche, cioè scorciatoie mentali, che derivano dall’esperienza precedente e consentono di saltare a piè pari tutte le fasi del processo decisionale. L’utilizzo di queste scorciatoie di pensiero, però, non è sempre indolore, perché può indurre a compiere degli errori di attribuzione o di distorsione cognitiva e va guidato e gestito.
Si comprende, così, il ruolo fondamentale che la psicologia può giocare nel basket, soprattutto in relazione alla possibilità per i coach di rendere più veloce ed efficiente il processo decisionale dei giocatori, aggirando il processo decisionale razionale-normativo, e di potenziare la capacità dei giocatori di consolidamento dell’esperienza, attraverso l’immagazzinamento di configurazioni spaziali o combinatorie vincenti, da utilizzare come una sorta di biblioteca visiva nei procedimenti mentali di problem-solving in campo, sia nella programmazione della propria strategia, sia nell’anticipazione della strategia dell’avversario.

L’applicazione delle moderne conoscenze della psicologia cognitiva al basket, infatti, può favorire il giocatore:
• nella focalizzazione dell’attenzione sul modo in cui pensa durante la partita e risolve i problemi che gli si presentano,
• nella “lettura della mente” dell’avversario, per anticipare le sue reali intenzioni e sfruttare le sue debolezze,
• nella rappresentazione della propria posizione in campo in relazione alla posizione degli altri giocatori e ai rapidi cambiamenti della posizione stessa,
• nell’intuizione creativa, che è possibile solo se si ha una visione completa della posizione delle squadre in campo,
• nella regolazione della propria attenzione e nel suo spostamento continuo dalla visione completa alla valutazione della propria posizione,
• nell’approfondimento della conoscenza di sé e del proprio stile emotivo.

Se il basket è, prima di tutto, un duello mentale, non si può più prescindere dalle conoscenze sulla mente per mettere in campo nel duello tutte le proprie abilità mentali e alla fine, magari, ritrovarsi anche ad aver imparato qualcosa in più su se stessi.